In molti a Berlino attendono con curiosità l’annunciata, imminente apertura di Fotografiska Berlin, nuova costola del colosso museale privato svedese dedicato alla fotografia, fondato a Stoccolma nel 2010 dai fratelli Per e Jan Broman, con sedi (già inaugurate e in fase di avvio) a Tallinn, New York, Londra, Miami e Shanghai. L’entusiasmo riguarda soprattutto la scena fotografica berlinese più giovane e la galassia di artisti, specialisti e appassionati che vi ruota attorno, con buona pace di chi per anni, all’inizio dell’era della gentrificazione selvaggia di cui fu ed è ancora vittima la capitale tedesca, ha combattuto la chiusura dell’iconica Kunsthaus Tacheles sulla Oranienburger Straße (Fotografiska ne prenderà il posto), punto di riferimento della scena culturale-artistica alternativa berlinese negli anni della divisione, «kult» per generazioni di autoctoni e non, chiusa, occupata e sgomberata più volte dalla polizia, memoria di un tempo tramontato in cui Berlino era il punto di approdo di molti intellettuali e artisti reietti.
Nell’attesa che il nuovo museo apra i battenti nel complesso edilizio rivoluzionato dal duo di archistar Herzog & de Meuron, Fotografiska tiene a bada i suoi sostenitori più impazienti con un ricco evento lungo un intero weekend: i «Fotografiska Days» nei giorni tra il 23 e il 25 marzo, ospitati dagli Atelier Gardens presso Tempelhofer Feld (ex studi cinematografici Bufa) e con un ricco programma che prevede una mostra collettiva di artisti locali e internazionali, proiezioni di film, conferenze e workshop con esperti e relatori provenienti dal vasto campo della produzione visiva. L’obiettivo è sollecitare una riflessione sulla cultura contemporanea e sui suoi valori, valutare il potenziale creativo e sovversivo delle immagini e ragionare sul loro consumo e/o sui loro significati in relazione alla moda e all’arte.
La rassegna di tre giorni ha luogo in seno all’Emop Berlin-Mese Europeo della Fotografia attualmente in corso. Quanto alla mostra intitolata «Cultural Fabric. Re-reading the Relationship Between Fashion and Art Practices», si tratta di una collettiva multidisciplinare di 9 artiste e artisti internazionali (l’italiana Anna Franceschini, l’ucraina Julie Poly, il belga Mous Lamrabat, la spagnola Carlota Guerrero, i tedeschi Zohra Opoku e Jojo Gronostay, l’olandese Irene Ha, la brasiliana Cibelle Cavalli Bastos e la bosniaca Šejla Kamerić) che esplorano il potere del linguaggio visivo e rileggono o reinterpretano in maniera personale diverse strategie di creazione di immagini.
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